La squalifica a Criscitiello non porta bene a Ruqa dismesso dopo soli 2 anni

Dopo appena due anni di permanenza tra i direttori di gara della Commissione Arbitri Nazionale Serie D (CAN D), l’arbitro Wael Abu Ruqa è stato dismesso per “motivi tecnici”. Una formula apparentemente neutra, ma che arriva a pochi mesi da uno degli episodi più controversi dell’ultima stagione dilettantistica: la squalifica monstre inflitta al giornalista e presidente della Folgore Caratese Michele Criscitiello, proprio a seguito di un referto firmato da Abu Ruqa.

Tutto era cominciato il 1° dicembre 2024, durante la gara di Serie D tra Folgore Caratese e Club Milano. Secondo quanto scritto nel referto arbitrale, Criscitiello avrebbe prima rivolto insulti razzisti nei confronti del direttore di gara – con espressioni riferite alla sua origine etnica – poi avrebbe fatto irruzione sul terreno di gioco, avrebbe provato a entrare con forza nello spogliatoio arbitrale e, infine, al termine del match, sarebbe arrivato addirittura a sputare contro alcuni tesserati avversari, scatenando una rissa.

Il referto fu pesantissimo, e altrettanto lo furono le conseguenze: squalifica per 18 mesi, divieto d’accesso agli impianti sportivi fino al 30 giugno 2025, due turni a porte chiuse per la squadra e una lunga serie di sanzioni economiche.

A stretto giro arrivò la replica dello stesso Criscitiello, furioso. Il volto noto di SportItalia parlò di una vera e propria invenzione del referto, dichiarando che “l’80% di quanto scritto è falso” e negando con fermezza di aver sputato o aggredito fisicamente qualcuno. Riconobbe di aver detto a caldo, in modo provocatorio: “’Sto marocchino, tornatene a casa”, ma nulla più. Nessun comportamento violento, nessun attacco fisico, e soprattutto – secondo la sua versione – nessuna prova concreta oltre alla parola dell’arbitro.

Da lì è nata una tempesta mediatica e istituzionale. Criscitiello ha accusato il presidente FIGC Gabriele Gravina di aver voluto colpirlo per via di divergenze politiche e ha definito la squalifica una “guerra personale travestita da giustizia sportiva”. Ha inoltre annunciato ricorso, dicendosi in possesso di prove e testimoni pronti a smentire il contenuto del referto arbitrale.

Il ricorso è arrivato fino al massimo grado della giustizia sportiva: il Collegio di Garanzia del CONI, che nelle scorse settimane ha accolto le richieste di Criscitiello, annullando la squalifica e riconoscendo l’inconsistenza probatoria di quanto scritto nel referto arbitrale. Una vera e propria bocciatura del lavoro dell’arbitro Abu Ruqa, che inevitabilmente ha alimentato polemiche all’interno del sistema arbitrale.

Nel frattempo, la stagione si è chiusa, e con l’estate è arrivata la notizia della dismissione di Abu Ruqa dalla CAN D. Tecnicamente si parla di valutazioni interne, normali nell’avvicendamento annuale dei quadri arbitrali, ma le tempistiche e la delicatezza della vicenda hanno inevitabilmente acceso sospetti: il caso Criscitiello ha pesato?

Non ci sono dichiarazioni ufficiali da parte dell’AIA, ma in molti nell’ambiente parlano di una scelta “di tutela”, vista la visibilità negativa che l’arbitro aveva ricevuto. Il fatto che Abu Ruqa fosse alla sua seconda stagione e che solitamente i giovani direttori vengano confermati per almeno tre anni, aggiunge ulteriore ombra al contesto.

La verità, come spesso accade nel calcio italiano, è fatta di equilibri precari. Da un lato, un arbitro giovane che ha dovuto affrontare l’ondata di accuse pubbliche da parte di un volto noto della TV. Dall’altro, un presidente-giornalista che ha visto ribaltata in appello una sanzione durissima. Nel mezzo, la federazione, che si muove con cautela.

Per ora, l’unico dato certo è che Wael Abu Ruqa non arbitrerà più in Serie D. Ma la storia, con ogni probabilità, non finisce qui.

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